NONA LEZIONE – Impulsi, Simboli, Segni e Allegorie

A. Gli impulsi provenienti dai sensi e dalla memoria che arrivano al coordinatore sono trasformati in rappresentazioni, in immagini.

Gli impulsi provenienti dai sensi e dalla memoria che arrivano al coordinatore sono trasformati in rappresentazioni, in immagini. La coscienza elabora tali strutture di percezione e reminiscenza al fine di elaborare risposte efficaci nel suo lavoro di equilibrare gli ambienti esterno ed interno.

Mentre un insogno è un’immagine-risposta all’ambiente interno della coscienza, uno spostamento motorio è un movimento-risposta all’ambiente esterno dello psichismo, e anche questo spostamento è operato attraverso immagini. Nel caso delle ideazioni intellettuali portate a livelli segnici, contiamo su un altro tipo di immagine-risposta, che adempie funzioni di comunicazione: è il caso del linguaggio. Ma sappiamo anche che esistono determinati segni ed idee pure, astratte, che tornano all’interno dello psichismo.

D’altra parte, qualsiasi rappresentazione sorga nel campo di presenza del coordinatore suscita catene associative tra l’oggetto presentato e la sua compresenza. Così, mentre l’oggetto è colto con molta precisione nel campo della presenza, in quello della compresenza compaiono relazioni con oggetti non presenti ma vincolati all’oggetto in questione e che giocano un ruolo fondamentale nella memoria.

Prima di arrivare alla coscienza, prima di giungere a quegli apparati astrattivi ed associativi, gli impulsi si vedranno fortemente tradotti e trasformati secondo le condizioni sensoriali prima e, successivamente, secondo il lavoro dei livelli di coscienza. Stiamo affermando che gli impulsi partiti dall’apparato sensoriale ed arrivati alla coscienza, coscienza in cui aprono o la via astrattiva o quella associativa, che questi impulsi possono, già prima di arrivare alla coscienza, essere trasformati o tradotti e, nell’essere trasformati o tradotti, aprire le differenti vie con informazioni non esattamente corrispondenti al dato arrivato al senso. La stessa cosa accade con dati che, provenienti dalla memoria, aprono le vie associativa od astrattiva nella coscienza ma che, prima di arrivare ad essa, hanno subito traduzioni e trasformazioni.

Poniamo l’accento ancora una volta su come da ciascun senso scaturiscano impulsi che presto si tradurranno in immagini corrispondenti, sebbene tali immagini non siano visive (salvo, naturalmente, quelle proprie della vista). Tutti i sensi lanciano un’emissione sensoriale che si traduce in un’immagine corrispondente al senso: immagini uditive, immagini tattili, cenestesiche, eccetera. In questo modo gli impulsi cenestesici produrranno immagini, ma i fenomeni di traduzione e trasformazione complicheranno le cose, a tal punto che compariranno immagini corrispondenti ad un senso quando, in realtà, tali immagini sono il risultato d’impulsi di un altro senso. Ecco che, per esempio, un dato cenestesico interno arriva alla coscienza e apre una via associativa od astrattiva ma, nell’arrivare alla coscienza, questo dato appare o si configura come immagine visiva mentre, in realtà la sua fonte principale è stata cenestesica. La cenestesia non informa mediante dati visivi, ma tuttavia si è verificata una traduzione dell’impulso, giunto poi alla coscienza. Del dato, che inizialmente era cenestesico, compare ora una rappresentazione visiva, uditiva o d’altro tipo. Seguire l’impulso in questione è molto difficile, precisamente per via di queste trasformazioni che intervengono strada facendo. Tutto ciò ha impedito a chi si occupa di questi temi di comprendere quale sia il funzionamento dell’apparato psichico, come funzioni la mobilità di un impulso, come sia la sua trasformazione, come avvenga la sua traduzione e quale sia la sua espressione ultima, tanto lontana dalle condizioni che la originarono.

B. La coscienza elabora tali strutture di percezione e reminiscenza al fine di elaborare risposte efficaci nel suo lavoro di equilibrare gli ambienti esterno ed interno.

Il problema del dolore acquisisce un’altra valutazione se comprendiamo ciò che produce dolore in un determinato punto e che può essere illusoriamente trasformato e tradotto per poi sperimentare nuove deformazioni al momento dell’evocazione. Quanto alla sofferenza, che è altro dal dolore, valgono le medesime considerazioni, poiché gli impulsi, nel trasformarsi in immagini non corrispondenti, metteranno in moto risposte anch’esse non corrispondenti agli impulsi iniziali della sofferenza. Ecco dunque che il problema del dolore e quello della sofferenza, considerati semplicemente come sensazioni, hanno una propria meccanica ma, siccome gli impulsi arrivano alla rappresentazione deformati e trasformati, è necessario ricorrere al lavoro dell’immaginazione per comprenderli nella loro totalità. Di conseguenza non basta spiegare il dolore semplicemente come sensazione: è necessario comprendere come questa sensazione, dolorosa o sofferente, si trasforma e traduce grazie sia all’immaginazione sia ai dati che provengono dalla memoria. Per concludere, numerose sofferenze non esistono in alcun luogo se non nelle immagini tradotte e trasformate dalla mente.

Parliamo ora degli impulsi prodotti in modo caratteristico nella coscienza, dopo aver preso strade particolari da noi conosciute come astrattive ed associative. Questi impulsi nella coscienza potrebbero aprire altri canali, ma noi ci occuperemo solamente di questi due.

C. Il tema degli impulsi è importante per la forma particolare che il coordinatore ha di elaborare le rappresentazioni, operando su due percorsi:

  • per via astrattiva riducendo la molteplicità fenomenica ai suoi caratteri essenziali, perché  un’attività astrattiva esiste che si tratti dei fenomeni del mondo esterno o di quelli del mondo interno,
  • per attività associativa le rappresentazioni si strutturano per similitudine, contiguità, contrasto e altre forme, minori, stabilendo ordinamenti differenti secondo il livello in cui operano.

Il tema degli impulsi è importante per la forma particolare che il coordinatore ha di elaborare le rappresentazioni, operando su due percorsi: per via astrattiva, riducendo la molteplicità fenomenica ai suoi caratteri essenziali, perché un’attività astrattiva esiste che si tratti dei fenomeni del mondo esterno o di quelli del mondo interno, oppure per attività associativa. Le rappresentazioni si strutturano per similitudine, contiguità, contrasto e altre forme, minori, stabilendo ordinamenti differenti secondo il livello in cui operano.

Partendo da queste due vie, astrazione ed associazione, la coscienza organizza immagini all’interno di uno spazio di rappresentazione. Tali immagini sono nessi tra la coscienza che le forma e i fenomeni del mondo oggettuale (interno ed esterno) cui sono riferiti. Tra il mondo oggettuale e la coscienza non esisterebbe comunicazione senza questi fenomeni che, partiti come impulsi da alcuni dei percorsi generatori di tali immagini, si vanno a situare nello spazio di rappresentazione al livello corrispondente ed effettuano un’emissione di segnale sul centro corrispondente affinché il segnale, trasformato, si manifesti nel mondo esterno od interno.

D. Partendo da queste due vie, astrazione ed associazione, la coscienza organizza immagini all’interno di uno spazio di rappresentazione.

E. Tra il mondo oggettuale e la coscienza non esisterebbe comunicazione senza questi fenomeni.

Fenomeni che, partiti come impulsi da alcuni dei percorsi generatori di tali immagini, si vanno a situare nello spazio di rappresentazione al livello corrispondente ed effettuano un’emissione di segnale sul centro corrispondente affinché il segnale, trasformato, si manifesti nel mondo esterno od interno.

Simboli, Segni e Allegorie


Simboli, Segni e Allegorie

A. Internamente un simbolo è un’immagine che sorge dal canale astrattivo, un’allegoria è un’immagine che sorge dal canale associativo.

Esiste ciò che convenzionalmente si chiama “simbolo” e ciò che si chiama “allegoria”, per quanto né l’una né l’altra di queste rappresentazioni sia stata definita con molta precisione. Internamente un simbolo è un’immagine che sorge dal canale astrattivo, un’allegoria è un’immagine che sorge dal canale associativo. Entrambe presentano differenze di strutturazione e, in generale, di forma. Le immagini partite dalla via astrattiva, riduttive e prive di caratteri secondari, sintetizzano un’ampia quantità di caratteristiche o astraggono l’essenziale di tutte le caratteristiche presenti, mentre le immagini corrispondenti alla via associativa sono immagini moltiplicative.

B. Le immagini partite dalla via astrattiva, riduttive e prive di caratteri secondari, sintetizzano un’ampia quantità di caratteristiche o astraggono l’essenziale di tutte le caratteristiche presenti.

via astrattiva-riduttiva Simboli

Un simbolo sorge quando da un´immagine vengono tolti tutti gli elementi accessori e di essa vengono mantenute solo le caratteristiche formali più generali.

Per esempio, per estrarre un simbolo dall´immagine visiva di un campo di grano, bisognerà eliminare da essa tutti i dettagli; rimarrà allora solo la sua forma geometrica (per esempio un rettangolo) che potrà essere misurata con precisione. I comuni simboli della geometria sono un caso tipico del lavoro delle vie astrattive della coscienza. (da Autoliberazione)

via associativa – allegorie

C. Le immagini corrispondenti alla via associativa – allegorie – sono immagini moltiplicative, associative, trasformative, ecc.

Le allegorie sono immagini estremamente complesse,  alle quali  si vanno  continuamente sommando altre immagini. Funzionano, potremo dire, come delle calamite mentali che attraggono tutto ciò che incontrano: vanno sempre sommando, moltiplicando. 

Da autoliberazione.

Vediamo alcuni esempi.

Ricordo una scena che ho realmente visto: degli alberi vicino a un fiume e delle montagne in lontananza. Ora, attraverso l´immaginazione, aggiungo a questo paesaggio altri elementi: un cavallo che beve nel fiume, un serpente attorcigliato intorno ad un albero, un´aquila che vola in alto e una colonna di fumo che si alza da un incendio sulle montagne.

Ricordo - Immaginazione - Allegoria
Ricordo – Immaginazione – Allegoria

Gli elementi che ho aggiunto al primo paesaggio non appartengono ad una sola scena ricordata, ma a molte: ho concentrato, in uno stesso paesaggio, percezioni effettuate in momenti differenti.

Nel primo caso ho ricordato qualcosa in maniera diretta, nel secondo ho messo insieme, per associazione, elementi diversi.

Ma questi elementi associati possono subire un ulteriore processo di concentrazione e di sintesi, come avviene nell´esempio seguente: in cima alla montagna c´è un albero dal quale sgorga dell´acqua che scende formando un fiume; uno strano animale alato, un drago, si muove intorno all´albero lanciando fuoco dalla bocca; ha gambe di cavallo, corpo di serpente e ali d´aquila.

Nel primo caso abbiamo presentato un paesaggio ricordato, nel secondo un paesaggio immaginato e nel terzo un paesaggio allegorico.

Da morfologia.

L’allegoria è un’immagine dinamica prodotta dal canale associativo della coscienza, di caratteristiche moltiplicative, addizionatrici, associative e trasformative. Il mondo allegorico è fortemente legato a situazioni particolari, cioè racconta situazioni riferite alla mente individuale e si esprime attraverso racconti, sogni, opere d’arte, misteri, manifestazioni patologiche, ecc.; quella collettiva attraverso racconti, opere d’arte, folklore, miti, religioni, ecc.

D. Le rappresentazioni che adempiono la funzione di codificare registri diamo il nome di segni.

Da Psicologia 2

Segni

Esistono anche rappresentazioni che adempiono la funzione di codificare registri: a tali rappresentazioni diamo il nome di “segni”. In questo senso la parola, per esempio, è un segno codificato che suscita in me un tipo di registro e che, inoltre, risveglia una gamma di fenomeni e processi.

Se diciamo “incendio” ad una qualunque persona probabilmente non percepirà altro che la parola “incendio”; eppure, poiché in lei quel registro è codificato, le si risveglierà dentro un complesso sistema di reazioni. Con ogni parola che si esclama, con ciascun segno che si lancia, si evoca tale codificazione e le codificazioni che le sono immediatamente vicine.

I segni, sicuramente, provengono da vie differenti. Per esempio, muovendo le braccia, gesticolando in un determinato modo, posso stabilire un sistema di relazioni segniche con un’altra persona e, se le gesticolo di fronte in un certo modo, essa riceverà il dato che avrà codificato internamente. Ma che cosa succede con la codificazione interna di quel dato? Succede che, in tale persona, esso suscita lo stesso processo che ha generato l’immagine nell’altra persona, quella che ha lanciato il segno, cosicché si produce un fenomeno di sdoppiamento in cui, finalmente, arriviamo allo stesso registro. Se non arrivassimo allo stesso registro non vi sarebbe alcuna possibilità di comunicazione tra le persone. Se una persona mi indica qualcosa con un gesto io, di quel gesto, devo avere lo stesso tipo di registro interno che tale persona ha; infatti, se così non fosse, non potrei comprendere il significato che tale operazione riveste per lei. È grazie ai registri codificati che si possono stabilire relazioni tra le persone. Si tratti di parole, si tratti di gesti, si tratti di sguardi, si tratti di posture corporee in generale, in qualsiasi caso stiamo parlando di segni che stabiliscono una comunicazione grazie al fatto che, di tali segni, si ha la stessa codificazione di registro. Basta un gesto per far partire un intero sistema complesso di registri codificati. Con un solo gesto si può, per esempio, inquietare molto qualcuno.

Possiamo parlare di una segnica e studiarla nell’ambito della comunicazione tra persone. Espressione e significato formano una struttura e sono inseparabili. Quando il significato di un’espressione è sconosciuto perde la sua operatività. Le espressioni che ammettono significati differenti si comprendono grazie al contesto. Un segno può essere l’espressione di un significato o segnalarlo per carattere associativo. I codici di segnaletica sono realizzati tramite segni che indicano oggetti, fenomeni o attività. È chiaro che tanto il simbolo quanto l’allegoria possono adempiere funzioni segniche. Nel primo caso un segnale con un triangolo capovolto posto lungo la strada può segnalare l’azione da compiere relativamente alla viabilità; nel secondo caso, un fulmine disegnato su un segnale appeso a un filo spinato può significare “Pericolo: corrente elettrica”.

Il nostro interesse è rivolto ai segni interni, o meglio a quei segni che stimolano registri codificati all’interno di ciascuno. Come il gesto è lanciato verso l’esterno come segno che l’altro interpreta, così anche numerosi segni, simboli ed allegorie possono essere posti nel mondo esterno e venire interpretati da altri.

Da morfologia.

Il segno, come già detto, compie la funzione di codificare i registri interni ed esprimere, in maniera convenzionale,  astrazioni per operare nel mondo. In quel caso chiamiamo segni i simboli registrati, codificati, anche se   operano nello stesso contesto in cui agisce il simbolo.

In questo senso, la parola, per esempio, è un segno codificato, che suscita un certo  tipo di registro e che inoltre richiama – come ogni registro – una serie di operazioni e di processi. Ad esempio: se ad una persona gli si dice la parola  “incendio”,   questa percepisce nient´altro che un suono. Ma a questo suono corrisponde un registro codificato, per cui nell´interno della persona si mette in moto un complesso sistema di reazioni. Ogni parola, ogni segno, evoca non solo la codificazione che gli  corrisponde ma anche quelle immediatamente collegate ad essa.

Abbiamo già detto, che i segni non sono solamente quelli del linguaggio.  I segni provengono da diversi canali ad esempio: si potrebbe stabilire un sistema di relazioni di segni con un’altra persona,  basato sul modo di muovere le braccia, di gesticolare. Quando muovo le braccia in una certa maniera, l´altra persona riceve un dato codificato internamente   suscitando lo stesso processo che ha dato origine all´immagine nella persona che ha lanciato il segno. Si produce dunque un  fenomeno di sdoppiamento,  attraverso il quale alla fine si ottiene un registro comune  per le due persone. Se non si arrivasse allo stesso registro, non ci sarebbero possibilità di comunicazione.

Se una persona indica qualcosa ad un’altra persona con un gesto, evidentemente, l’altra persona deve avere di quel gesto lo stesso tipo di registro interno,  perché altrimenti non potrebbe comprendere il significato che tale operazione ha per l’altro. Grazie ai registri codificati  che si possono stabilire relazioni tra le persone. Si tratti di parole, di mudras, di gesti,  di sguardi, di posizioni corporali, in tutti i casi, siamo in  presenza di segni.

Così a volte un semplice gesto è sufficiente ad attivare tutto un  sistema di registri codificati: basta un gesto per spaventare profondamente una persona.

Allo stesso modo in cui un gesto, che corrisponde ad un sistema codificato di registri interni, è lanciato all´esterno come segno che l´altro interpreta ed elabora, così numerosi altri segni, e anche  simboli e allegorie, possono essere collocati nel mondo esterno.

Da autoliberazione

Segni.

Infine, menzioniamo quelle rappresentazioni, anche esse di tipo astrattivo, che compiono delle funzioni assegnate loro per convenzione che chiamiamo “segni”: è il caso dei numeri, dei segni delle operazioni aritmetiche, delle note musicali, dei simboli chimici, dei segnali del traffico ed in generale di tutti quei simboli che compiono delle specifiche funzioni convenzionali.

Tuttavia, non solo i simboli, ma anche gli oggetti del mondo percettivo e le allegorie possono compiere una funzione segnica, se per consuetudine o per convenzione viene assegnato loro un significato definito: per esempio, un teschio sovrapposto a due tibie incrociate attualmente significa “pericolo”; un drago, che è un´allegoria, un tempo significava per gli alchimisti un certo tipo di acido, ecc.

Infine, i simboli possono essere utilizzati come segni.

Nell´organigramma di un´impresa, per esempio, la direzione può essere rappresentata da un rettangolo, le diverse categorie del personale da circoli, gli impiegati maschi da triangoli ecc. In una carta geografica, le capitali politiche possono essere rappresentate da stelle, le vie marittime da linee continue, le vie terrestri da linee punteggiate, ecc.

Sarà molto importante, agli effetti dei nostri lavori di trasferenza, conoscere ed applicare alcuni elementi di Simbolica e di Allegorica. Non ci occuperemo, invece, di studiare i segni.

Da Psicologia 2. Testo di riferimento.

Nell’apprendimento c’è un problema particolare perché, a mano a mano che ci si avvicina ad ottenere un’immagine totale dell’oggetto, bisogna far corrispondere forme percettuali differenti. Ecco perciò che mi stupirò nell’ascoltare il suono di un oggetto che non coincide con l’immagine (uditiva) che mi sembrava dovesse corrispondergli. Ho tenuto quell’oggetto tra le mani, ne ho avvertito il peso, l’ho osservato con la vista: ma, quando l’oggetto cade a terra, produce un suono che mai avrei immaginato. Come faccio, allora, per far sì che dati sensoriali (uditivi, tattili, olfattivi e così via) strutturati in maniera tanto differente possano corrispondere alla mia struttura di coscienza? Ciò è possibile perché tutto questo sistema di percezione, nella sua diversità, si struttura all’interno di una forma di percezione che è legata a registri interni. Quando riconosco un oggetto affermo che esso può dare segnali diversi, segni diversi che sono codificazioni del registro. Quando, di un oggetto, ho un registro codificato, e quando tale oggetto si presenta alla mia percezione, allora posso considerarlo completo, anche qualora io abbia solamente una fascia della sua totalità. I segni, in me, risvegliano registri codificati. Non solamente quelli del linguaggio sono segni: ascolto una parola e, considerandola da un punto di vista concettuale, posso affermare che essa è un’espressione dotata di significato. Eppure, considerandola dal punto di vista della struttura della coscienza, la parola che mi arriva è un impulso il cui registro, per me, è codificato. Ecco dunque che una parola mette in moto numerose attività della mia mente, perché libera il registro che ad essa corrisponde; un’altra parola metterà in moto altre attività e via di seguito. Succede, però, che queste espressioni che mi arrivano sono strutturate con una determinata forma. Molte parole articoleranno frasi, articoleranno discorsi, articoleranno sequenze ed anche queste sequenze, a volte, funzionano come segni codificati. Ora il punto non è che io consideri la parola “casa” un segno perché, in me, è codificata come segno: il punto è che tutta una sequenza di parole è codificata in modo strutturato, cosicché queste strutture, queste forme d’organizzazione del linguaggio, anch’esse in me sembrano essere codificate.

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